L’arte del tatuaggio risale al periodo che va dalla Preistoria alla Storia ed è una componente dell’evoluzione umana. D’altra parte, nello sviluppo individuale ogni bambino, imparata a impugnare la penna, si scarabocchia volutamente le mani: sembra quindi esserci qualcosa di atavico nel volersi disegnare sulla pelle. Il tatuaggio merita dunque un’attenzione maggiore da parte della psicologia perché l’accusa, avanzata fino a qualche decennio fa, di essere un sintomo di inquietudine, disagio o autolesionismo, è una lettura antiquata e superficiale. L’ipotesi che affiora in Tattoografia è che i tatuaggi stiano al corpo come i sogni alla mente e, dunque, il curatore li analizza facendo emergere motivazioni, emozioni e desideri di chi li ‘indossa’, evidenziando come in ognuno di essi vi sia una storia che, per essere raccontata, ha bisogno di qualcosa di più delle parole.