Torna l’appuntamento con “L’intervista di Casa Golem”, e oggi abbiamo il piacere di parlare con Mattia Molini, il papà del giallo Feroce è la notte.
Scopriamo assieme le sue risposte…
- Chi sei dietro la tua penna?
Un regista – spesso ossessivo e magari pure un po’ compulsivo – che sogna di raccontare le storie che gli affollano la testa. Cinema, teatro, romanzo… va bene tutto, eh.
- Cosa ti ha spinto a iniziare a scrivere? E chi è il tuo fan numero uno?
Il primo impulso a scrivere è stato molte lune fa, ma era abbastanza ovvio non avessi nulla da dire. L’aver intrapreso una strada dedicata al cinema e allo spettacolo mi ha comunque tenuto sempre a stretto contatto con la scrittura, seppure con un’impostazione diversa. New York poi mi ha dato l’esperienza, l’apertura mentale e la consapevolezza che mi sono servite per fondere arti diverse e narrare le storie a modo mio. Senza far torto a nessuno, la fan numero uno è mia moglie. Crede che abbia qualcosa di grandioso da raccontare anche quando la pagina è bianca come un fantasma.
- Secondo te, lettura e scrittura vanno di pari passo? Devi essere un lettore accanito per essere un buon scrittore?
Leggere è indispensabile in generale, figurarsi per scrivere. Bisogna allenare la mente e lo stile divorando libri. Ma anche film, musica, teatro, arte, aneddoti, chiacchiere da bar, dire, fare, baciare, lettera, testamento… e rubare ciò che ci parla, facendolo nostro. Ovvio che poi la bravura non va necessariamente di pari passo. Per quella serve sempre il talento.
- Raccontaci di “Feroce è la notte”. Come è nata l’idea? E come sei arrivato a conoscere Golem?
Feroce è la notte nasce come sceneggiatura scritta mentre vivevo a New York. All’epoca si intitolava A sweet tooth for blood e voleva essere una spinta a reinventarmi, creando ciò che mi sarebbe piaciuto vedere sul grande schermo: la storia di un amante dei musical che scopre un irrefrenabile feticismo per il naso e, suo malgrado, diventa un serial killer solo per far colpo sull’ispettore-drag queen che gli dà la caccia. In altre parole, volevo raccontare un mondo di pulsioni tanto inconfessabili quanto reali. Rientrato in Italia, un po’ per non voler sacrificare troppo in nome del budget, un po’ per espandere l’universo narrativo, ho capito che lo schermo non sarebbe stato poi così grande, e ho deciso di riscrivere il tutto sotto forma di romanzo. Letto e riletto, si è posto il problema di trovare una casa editrice non solo interessata, ma anche seria e professionale. Ho studiato la situazione e tutti gli indizi portavano a Golem. Sin dalla prima email di Giancarlo Caselli, ho avuto conferma che mi trovavo a tutti gli effetti di fronte all’editore che speravo. E poi… e poi, ciliegina sulla torta, mi è stata data l’opportunità di lavorare con un editor del calibro di Marco Neirotti, un’esperienza grandiosa. Per un esordiente, direi che Golem mi ha dato un assaggio fin troppo positivo del mondo dell’editoria.
- Descrivi “Feroce è la notte” con tre aggettivi.
Brusco, incalzante, bizzarro.
- Un libro che vorresti aver scritto tu?
Questa domanda mi ricorda “qual è il tuo film preferito?”. Il risultato è che vado in crisi mistica e comincio a riesaminare tutta la mia vita. Alla fine non riesco neanche a trovare una risposta che mi soddisfi, ce ne sono troppi.
- Condividi con noi una citazione che ti porti nel cuore e che ricordi quando più ne hai bisogno.
“Mi chiamo Arthur Gordon Pym. Mio padre era un rispettabile commerciante in articoli marittimi a Nantucket, dove io sono nato”. Lo so, sembra piuttosto random come citazione ma devo ammettere che mi viene spesso in mente. Spiegazione semplice: è un incipit imparato a memoria ai tempi della scuola, non so più in quale occasione, e mi è rimasto dentro come la tabellina del 2. Spiegazione introspettiva: era l’epoca in cui non avevo nulla da dire e mi ricorda quanta strada ho fatto da allora. Considerato il romanzo in questione, poi, dubito sia una pura casualità ma chissà…
Feroce è la notte
di Mattia Molini
13,90 euro
180 pagine
TRAMA: Pacifisti violenti, psichiatre anomale, dinamitardi cinefili, papponi logorroici, prostitute-artiste concettuali s’incrociano in una Perugia che da città d’arte, jazz e cioccolatini si tramuta in teatro di un incubo. In una notte di provincia come tante un asociale amante del musical scopre un irrefrenabile feticismo per il naso. Quando una ragazza che l’ha rimorchiato a una festa in maschera respinge la sua fantasia erotica, si scatena una lotta cieca e lui per sbaglio la uccide. Incaricato delle indagini è Titta, affascinante quanto brutale ispettore di polizia dedito al travestitismo: il tacco 12 armato della legge. In un carnevale psicotropo senza sosta, l’assassino che dormiva sotto la grigia quotidianità si prende una cotta per l’investigatore e, in un impossibile omaggio di amore e morte a lui dedicato, si lancia in una caccia sfrenata che fa sprofondare la città in un vortice di violenza e sangue, tra delitti in serie e allucinati sensi di colpa.
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