Quattro chiacchiere con… Annamaria Blogna

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intervista

Oggi, in questo mercoledì di febbraio, è con noi Annamaria Blogna, che ci racconterà un po’ di sé e del suo romanzo “Quel che passa il convento”.

Ciao, Annamaria. Chi sei dietro la tua penna?

Dietro la mia penna (stilografica anche se sono mancina e macchio i fogli ;), c’è una personalità dalle mille sfaccettature: quella creativa che scrive, disegna e cucina torte, quella seria che programma, organizza e puntualizza (chiamata amichevolmente anche la Signorina Rottermeyer da mia sorella) e quella che ogni tanto si rilassa e si prende il tempo per essere mamma, moglie, figlia, sorella e amica.

Annamaria Blogna

Cosa ti ha spinto a iniziare a scrivere? E chi è il tuo fan numero uno?

Ho sempre scritto, fin da bambina quando riempivo pagine e pagine di quegli orrendi diari col lucchetto dorato (che mia madre scassinava regolarmente, tant’è che poi ne comprai uno senza lucchetto così almeno non lo avrebbe rovinato …). Scrivere mi aiuta a fare “pulizia e ordine” tra i miei pensieri. Sono un’iperattiva mentale.

Il mio fan numero uno è una persona che sento sempre vicina anche se non c’è più, ma che con cura e infinito amore mi ha aiutata a crescere e, tra i miei mille dubbi, a non dimenticarmi mai chi sono. Poi tra parenti e amici ho tantissime persone che mi supportano e mi sopportano in quest’esperienza.

Secondo te, lettura e scrittura vanno di pari passo? Devi essere un lettore accanito per essere un buon scrittore?

Non sono una buona scrittrice sicuramente, anche perché mi autodefinisco “work in progress” e credo che lo sarò per sempre … anzi, già immaginarmi nel ruolo di scrittrice mi fa una certa impressione. Sono una persona che ama scrivere, ma so di sicuro di essere una buona lettrice da sempre, una sana abitudine che mi accompagna da quando avevo sei anni e che ho cercato di trasmettere ai miei figli, ai quali regalo spesso libri, e ai miei studenti, a cui cerco di consigliare titoli di libri e film (l’altra mia passione).

Raccontaci di “Quel che passa il convento”. Come è nata l’idea? E come sei arrivata a conoscere Golem?

L’idea per il libro mi è venuta nell’estate del 2016. Ero in vacanza in un paesino della Liguria con i miei bambini e un giorno, passando davanti all’oratorio di una grande chiesa sull’Aurelia, ho letto uno striscione per una cena di beneficienza. “Stasera trofie al pesto: quello che passa il convento”. Da lì ho iniziato ad immaginare…

Ho conosciuto Golem grazie al concorso per l’antologia noir “Il Tallone di Achille” curata da Massimo Tallone e Sonia Sacrato, in cui sono presente con un racconto.

Descrivi “Quel che passa il convento” con tre aggettivi.

Ironico, delizioso (leggendolo capirete il perché, anche se la copertina aiuta), genuinamente pop.

Un libro che vorresti aver scritto tu?

“La casa degli spiriti”. In assoluto tra i miei dieci romanzi preferiti.

Condividi con noi una citazione che ti porti nel cuore e che ricordi quando più ne hai bisogno.

”Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.”

In questo tempo in cui la felicità è qualcosa da ostentare sui social, mentre l’infelicità è da evitare, cancellare e non riconoscere anche quando la si incontra di persona, questa citazione me la tengo ben stretta! Infatti, ogni volta in cui mi sento sopraffatta dalle difficoltà familiari, impegni da conciliare, bambini da gestire, il senso di inadeguatezza che ogni genitore sano ha, mi viene in mente e riequilibra il mio sconforto sul piano della normale complicatezza dell’esistenza quotidiana.

Quel che passa il convento

di Annamaria Blogna

Romanzo

116 pagine

€ 12,50

TRAMA: Cosa spinge le anziane sorelle di un convento nell’entroterra siciliano a manifestare a suon di rosari davanti alla porta del loro convento?
Cosa c’entrano le paste di mandorla, la speculazione edilizia e un omicidio avvenuto cinquant’anni prima a Palermo?
Dora, giovane giornalista freelance, viene lanciata dal suo capo in questa avventura che la metterà di fronte alle proprie scelte: vuole davvero percorrere un percorso già segnato da altri o preferisce trovare la propria strada? Ad aiutarla in quest’avventura la sua amica di sempre, Chiara, e una nuova amica con cui mai avrebbe pensato di poter avere un legame.
A volte, quando ci sembra di avere già tutte le risposte, in realtà è perché non ci siamo fatti le domande giuste, e i protagonisti di questa storia ne usciranno tutti in qualche modo diversi da come li avevamo conosciuti, ognuno col proprio bagaglio di esperienze più o meno giuste e ognuno avendo imparato ad arrangiarsi con ciò che ha avuto a disposizione… con quello che passa il convento.

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